FEB2011 – BORSETTE DI PLASTICA ADDIO!

BORSETTE DI PLASTICA ADDIO!

La Pagina di Campalto – Febbraio 2011

Il 2011 comincia con un buon proposito per tutti: inquinare meno.

Dal primo gennaio, infatti, le borsette di plastica, emblema del consumismo e dell’irresponsabilità verso l’ambiente, vengono messe al bando.

Grazie ad un provvedimento, votato dal Consiglio dei Ministri prima di Natale, tutti i negozi, con l’inizio del nuovo anno, dovranno esaurire le scorte delle vecchie buste di plastica inquinanti e dotarsi di borse di carta o di materiali biodegradabili. Era ora, visto che l’apparentemente innocuo sacchetto di plastica, in realtà, è un temibile parassita che per quindici anni resta nel nostro ambiente svolazzando di qua e di la.

E’ da anni che la rifiuto alla cassa del supermercato, a costo di andare in giro con la carta igienica sotto il braccio a mo’di baguette. Forse a volte esagero, ma preferisco portare la mia borsa di tela da casa e contribuire, nel mio piccolo, ad inquinare meno.

Sono contenta di poter dire finalmente addio alle borsette di plastica soprattutto perché ormai la fanno da padrone anche nello sgabuzzino dove, per quanto uno le provi a incastrare l’una nell’altra, a piegare tipo origami, ad arrotolare e annodare, loro subdolamente si riaprono con quel fastidioso fruscio creando disordine.

Sembra assurdo e assolutamente senza alcune connessione, ma la notizia del divieto di commercializzazione del sacchetto inquinante, mi ha fatto venire in mente la gita nel deserto che ho fatto in Egitto qualche mese fa. L’elemento decorativo del panorama non erano tanto le sfumature ocra delle dune e le strane forme delle rocce modellate dal vento, quanto i sacchetti di plastica di ogni tipo e gradazione di colore sparsi qua e la: sventolanti come bandiere tra i rami degli alberi, incastrati sulle piante e tra i massi, incollati dal vento sulle capanne beduine.

La cosa mi ha colpita a tal punto che, in quell’occasione, ho chiesto alla nostra guida come mai ci fossero così tanti sacchetti di plastica abbandonati nel deserto. Per quanto la vista di tale scempio mi lasciasse afflitta, ho pensato che il vento li avesse“inconsapevolmente” portati li, e la corrente si sa, non risponde ad alcuna regola, tantomeno ai bisogni turistici di mostrare un deserto pulito e ordinato. La verità, aimè, era molto meno romantica e la risposta molto più semplice. Le famiglie beduine sfamano il loro bestiame con gli scarti dei villaggi turistici che si trovano a pochi chilometri, e i sacchetti, evidentemente, sono l’unica cosa che gli animali non mangiano…

Difficile esprimere il grado di tristezza di questa dura realtà, lo shock di scoprire che il deserto non è poi così affascinante e selvaggio, ma spesso sporco e trascurato e che i beduini vanno a comprare l’acqua al supermercato mi ha lasciata disillusa e amareggiata. Dicono sia la globalizzazione, forse, ma del peggior tipo.

Questa piccola digressione dimostra quanto il poco rispetto per l’ambiente provochi seri problemi a tutte le latitudini del mondo.

Forse nel nostro paese il problema è meno evidente, ma perché non cominciamo noi a modificare leggermente le nostre abitudini in un ottica di maggior tutela dell’ambiente?

Benvenuti nell’era post sacchetti!